di Ennio Bassi

Milano – A che punto è il progetto di integrazione tra Intesa Sanpaolo e UBI e perché sarebbe bene che si chiudesse quanto prima? L’opinione di imprese e risparmiatori dei territori interessati è molto chiara: se esso era strategico prima dell’emergenza, è assolutamente vitale oggi per la ripresa economica del bacino più colpito dal virus, a cominciare da Bergamo e Brescia. Rafforzare la capacità di intervento del credito in aiuto a cittadini ed imprese è fondamentale poiché bisogna ripartire da una ferita umana e sociale profonda e dal blocco pressoché totale delle attività imprenditoriali in una delle zone a più alta concentrazione industriale d’Europa.

Infatti, cittadini, artigiani, commercio, alberghi, ristoranti, piccola, grande e media impresa potranno contare, non appena si saprà se gli azionisti di Ubi accettano la proposta, su di un interlocutore forte e in grado di dirottare sul territorio risorse davvero importanti. Basta sapere che già in queste settimane (ovviamente a prescindere dall’offerta in corso, e senza alcuna enfasi mediatica) sono arrivati dalla prima banca italiani aiuti rilevanti agli ospedali locali, dal Giovanni XXIII e dall’Ospedale degli Alpini a Bergamo alle strutture sanitarie di Brescia. Nello stesso tempo, i finanziamenti erogati dalle filiali di Intesa agli imprenditori locali sono più che raddoppiati, per coprire subito le esigenze di liquidità delle imprese senza aspettare le garanzie del decreto del governo.

Ancora: nella proposta di integrazione sono previste misure precise a sostegno dell’erogazione di nuovo credito con strumenti già individuati per facilitarne la concreta e tempestiva operatività. Saranno create 4 nuove Direzioni regionali a Bergamo, Brescia, Cuneo e Bari, ciascuna con una rete di circa 300-400 filiali ad elevata autonomia creditizia e autonomia gestionale e con facoltà di credito molto elevata per ogni responsabile di Direzione regionale, autonomia di spesa e di gestione delle risorse. Sono previste ulteriori erogazioni di credito pari a 10 miliardi di euro all’anno nel triennio 2021-2023. E per meglio interagire con il tessuto sociale ed economico, Intesa ha previsto l’Istituzione dei Consigli del Territorio: «cabine di regia» per il coordinamento degli interventi, formati da esponenti della banca e personalità di spicco dell’economia e della società locale. A Pavia invece verrà istituito un centro di eccellenza per l’agricoltura che coordinerà tutte le attività della banca in questo settore.

Va poi messa in conto l’estensione ai territori dove oggi è insediata Ubi delle iniziative di aiuto ai più deboli e di sostenibilità che Intesa ha già in essere e che costituiscono il più rilevante intervento di welfare privato, oltre che di valorizzazione dei beni culturali, mai dispiegato in Italia. In particolare, nell’offerta c’è la stipula di accordi a beneficio delle comunità locali, tra cui: immobiliare e artistico, innovazione e ricerca scientifica, welfare, social housing, assistenza sanitaria. Viene costituita una Impact Bank leader, con una nuova unità basata nelle sedi a Brescia, Bergamo e Cuneo. In pratica dunque, verranno più che raddoppiati gli interventi nel campo della sostenibilità e del sostegno sociale al territorio previsti da Ubi Banca attualmente.

E’ poi bene ricordare che l’offerta di Intesa riguarda anche il personale di Ubi: sono previste le assunzioni di 2.500 giovani (uno per ogni due uscite volontarie) per oltre la metà nei territori di Bergamo, Brescia, Pavia, Cuneo e nel Sud; la valorizzazione delle persone di UBI Banca nelle diverse Divisioni e Funzioni di governo, poiché ad esempio i responsabili delle nuove Direzioni regionali (Bergamo, Brescia, Cuneo e Bari) e del centro di eccellenza per l’agricoltura (Pavia) saranno di emanazione Ubi. Il personale di Ubi nei territori di appartenenza verrà mantenuto senza alcun impatto sociale ed è previsto un programma per lo sviluppo dei talenti che coinvolgerà 300 persone provenienti da Ubi, 100 in più rispetto a quanto la stessa Ubi avrebbe fatto. Infine, è anche prevista la valorizzazione del brand Ubi Banca nei territori di riferimento se dall’analisi di gradimento rivolta ai clienti dovesse risultare la necessità di mantenere un legame con il vissuto precedente.

Alla luce di quanto sopra, è possibile che gli stessi azionisti che sinora sono stati contrari all’accordo per mere ragioni di influenza personale sulla banca possano valutare diversamente l’offerta in relazione allo scenario drammaticamente mutato e avendo magari più di prima a cuore il rilancio del territorio. Carlo Messina, consigliere delegato e Ceo di Intesa Sanpaolo, non a caso ha messo nero su bianco che oggi l’offerta pubblica di scambio “in questa fase così straordinaria, assume ancora maggiore valenza strategica e rappresenta per Ubi Banca una prospettiva ancor più rilevante: elevata patrimonializzazione, robusta copertura dei crediti deteriorati, dimensione, diversificazione e capacità di investimento hanno ora più valore che in tempi normali”. E ha concluso: “la creazione di una Banca in grado di generare ulteriori benefici per tutti gli stakeholder e di costituire un solido supporto all’economia reale e sociale rappresenta un rafforzamento complessivo del Paese”.

(Associated Medias)