Nove progetti ritenuti dall’esecutivo irrealizzabili, quanto meno nei tempi previsti dal cronoprogramma, sono stati tolti dal Pnrr. Altri progetti sono stati modificati

di Carlo Longo

Il governo Meloni ha modificato il Pnrr, questa volta in maniera incisiva. L’intento di mettere mano al Piano era stato palesato sin dalla campagna elettorale, in quanto una serie di interventi previsti nella versione originale sono stati definiti “irrealizzabili”, quanto meno nei tempi previsti dal cronoprogramma condiviso con l’Ue.

Al termine della cabina di regia, così il ministro competente Raffaele Fitto ha annunciato i contorni della revisione. In primo luogo saranno esclusi dal Piano nove progetti per un ammontare di spesa di quasi 15,9 miliardi. Per questi progetti l’esecutivo ha fatto sapere che sono emerse “criticità rilevanti che non consentono la conferma del finanziamento a valere sul Piano”.

Di seguito riportiamo le categorie di progetti definanziati e l’importo originariamente corrispondente: interventi per la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni per 6 miliardi; progetti di rigenerazione urbana per 3,3 miliardi; piani urbani integrati per 2,5 miliardi; gestione del rischio di alluvione e del rischio idrogeologico per 1,3 miliardi; idrogeno in settori hard-to-abate per 1 miliardo; servizi e infrastrutture sociali di comunità per 725 milioni; promozione di impianti innovativi (incluso offshore) per 675 milioni; valorizzazione dei beni confiscati alle mafie per 300 milioni; tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano per 110 milioni.

Altri progetti sono stati, invece, rimodulati. Anzitutto quelli inerenti i trasporti, chiesti dallo stesso Matteo Salvini: postoposta la scadenza oltre il 2026 i lavori di ammodernamento della tratta ferroviaria Roma-Pescara, due lotti della Palermo-Catania e una parte degli investimenti per lo European rail traffic management system. Le risorse, fa sapere il Mit, saranno utilizzate su altri lotti delle tratte Napoli-Bari e Palermo-Catania.

Ag ogni modo il governo ha assicurato che le risorse corrispondenti saranno riprogrammate in maniera tale che, per l’ammontare dell’importo definanziato,  vengano realizzati altri interventi “concreti e realizzabili”.  Tra i progetti che dovrebbero consentire di recuperare i 16 miliardi sacrificati vi dovrebbe essere un nuovo Ecbonus “dedicato alle abitazioni private” con una dotazione di 4 miliardi. “La misura andrà in supporto delle famiglie a basso reddito, in passato rimaste escluse dagli interventi di efficientamento delle abitazioni  e si basa sulle consuete detrazioni fiscali, ma, a differenza del passato, con vincoli stringenti che le renderanno disponibili solo alle fasce a basso reddito”, si apprende dalla  sintesi della revisione del Piano.

“Non abbiamo eliminato nessun finanziamento: non stiamo tagliando nulla ma riorganizzando tutto”, ha assicurato il ministro per gli Affari Europei, Raffaele Fitto. I progetti giudicati non idonei nei tempi e modi del Piano “li eliminiamo dal Pnrr per ricollocarli nel fondo sviluppo e coesione. Mettiamo in salvaguardia interventi che rischiano magari di non essere ammissibili”, ha aggiunto. Ciò che è certo, secondo Fitto, è che “tutti i progetti in essere che non hanno ammissibilità devono essere valutati con la Commissione Ue per capire in che direzione andare: bisogna trovare una soluzione, usando la finestra della rimodulazione”.

Poco dopo la fine della riunione della cabina di regia, la Commissione europea ha fatto trapelare il suo apprezzamento per la revisione. “Accogliamo con favore l’accordo raggiunto nella Cabina di Regia italiana sul documento che delinea la revisione del piano italiano di ripresa e resilienza, incluso il nuovo capitolo RePowerEu. Stiamo lavorando a stretto contatto con le autorità italiane e continuiamo le nostre discussioni tecniche costruttive sul piano rivisto. Attendiamo di ricevere la presentazione formale delle modifiche al piano entro la fine di agosto”, ha detto all’Ansa un portavoce dell’esecutivo Ue.

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