Ennesima giornata tesa. Conte avanti coi “penultimatum”. Il Premier rimane fermo sulle sue posizioni e in serata va dal Capo dello Stato, anche se in privato pare arrivino i primi cenni di insofferenza verso le minacce dei 5 Stelle

di Ennio Bassi

“Chi ha la sensazione che sia uno sforzo incredibile stare nel governo, lo dica chiaramente”, sono le parole di Mario Draghi dette a margine della conferenza stampa organizzata a Palazzo Chigi con i ministri Giancarlo Giorgetti e Andrea Orlando per illustrare le misure di contrasto all’inflazione a cui l’esecutivo sta lavorando insieme alle parti sociali per sostenere lavoratori, famiglie e imprese, dopo l’incontro avvenuto oggi con i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil.

Misure a favore dei lavoratori che saranno in sostanza “sia urgenti che strutturali” perché “quando l’inflazione inizia ad essere un fenomeno costante sono necessari interventi strutturali“, ma attendere la legge di bilancio per prendere provvedimenti significherebbe aspettare troppo, ha chiarito il premier. “In altre parole molti interventi potranno avere luogo nella legge di bilancio, molti altri dovranno essere fatti prima”, ha affermato Draghi rispondendo alle domande dei cronisti. Ma non sarà necessario votare un nuovo scostamento di bilancio.

Quella di ieri insomma per il Premier è stata una nuova giornata sulle montagne russe, con una mattinata che lasciava pensare al peggio (con sfoghi in privato pare molto meno diplomatici) e che poi solo in serata, dopo l’incontro con il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, è sembrata degradare verso le ormai solite fibrillazioni.

Mario Draghi ieri ha incontrato dapprima Daniele Franco, poi la ministra Marta Cartabia, poi il responsabile della Salute, Roberto Speranza, e infine il Ministro del Lavoro Andrea Orlando, il tutto alla vigilia dell’atteso incontro con i sindacati. Nelle stesse ore alla Camera i 5 Stelle, come largamente anticipato, non partecipano al voto sul dl aiuti, dopo aver votato la fiducia al governo giovedì scorso. Ma Giuseppe Conte, incrociando cronisti a Campo Marzio era rassicurante: “Nulla di nuovo, era una decisione già chiara e annunciata”, una “questione di coerenza e di linearità”.

Draghi dal canto suo ha mantenuto tutto il giorno ferma la sua barra ribadendo che le fibrillazioni che minacciano la maggioranza di governo non potranno portare ad un esecutivo diverso da quello attuale. “Non esiste un governo senza M5S e non esiste una maggioranza Draghi diversa da questa“, ha detto il Premier. Se i grillini dovessero non votare il Dl aiuti anche in Senato – dopo il mancato voto alla Camera – la scelta di procedere a una verifica di maggioranza, secondo Draghi, spetterà a Mattarella. “Chiedete a Mattarella se in questo caso dovrà esserci un rinvio alle camere”, ha dichiarato con evidente insofferenza verso i partiti dei “penultimatum” quelli che minacciano “sfracelli” e “cose terribili entro settembre”.

“Il governo con gli ultimatum non lavora, a quel punto perde il suo senso di esistere – ha scandito – Ma l’esecutivo ha affrontato bene questa situazione di fibrillazione e continua a lavorare. Queste fibrillazioni sarebbero gravi se il governo non riuscisse ad andare avanti”. Per Draghi però “se si ha la sensazione che è uno sforzo straordinario stare in questo governo e non si deriva nessuna soddisfazione, bisogna dirlo chiaramente”.  Insomma sul futuro del suo dicastero il Presidente del consiglio è stato chiaro: “Se il governo non riesce  a lavorare non continua“.

Alla fine Draghi ha anche cercato di gettare acqua sul fuoco spiegando che i punti sollevati dal M5S la settimana scorsa nel documento presentato al premier da Giuseppe Conte sono “in convergenza con il programma di governo”. “Gli incontri con i sindacati vanno in quella direzione”, ha spiegato il premier. La storia per oggi va avanti, le fibrillazioni pure.

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