di Ennio Bassi

Roma – “L’intervento su Sace, di fatto, è un primo step. Il prossimo passo per la ripartenza, assieme alla golden power rafforzata e al Fondo di Garanzia, è la costituzione di una nuova Iri capace di erogare garanzie e credito e, se è il caso, intervenire direttamente nelle aziende o filiere più sensibili. Occorre una rinnovata potenza di fuoco per sviluppare le tecnologie di frontiera che potrebbero diventare gli asset strategici del futuro. Il mercato non ce la può fare, serve una regia silenziosa dello Stato che accompagni il mercato”. Le parole del Ministro per lo Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, confermano come la Sace stia diventando sempre di più il braccio operativo del Governo per rimettere in moto l’economia del Paese così duramente colpito dalla pandemia.

Gli uomini di punta della nuova Sace, freschi di nomina (dicembre 2019), sono il presidente Rodolfo Errore, e l’amministratore delegato Pierfrancesco Latini. E’ a loro che il Governo guarda per fare in modo che gli stanziamenti appena varati vadano rapidamente ed efficacemente in circolo. Perché – come tutti i banchieri di vaglia, con Mario Draghi Carlo Messina in testa, hanno sottolineato – il fattore tempo non è indifferente. Insomma, mai come questa volta presto e bene devono andare insieme.

Pierfrancesco Latini è una manager di lungo corso proveniente da Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), la società pubblica che controlla Sace. Curriculum solido, grande fama di lavoratore, Latini avrà il compito di adeguare la struttura operativa di Sace in modo da metterla rapidamente in grado di assolvere alla nuova missione che il Governo le ha affidato.Come Latini, anche Rodolfo Errore ha un curriculum di grande spessore: avvocato internazionalista, banchiere globe trotter, profondo conoscitore tanto del mondo delle imprese, quanto dei mercati internazionali e delle istituzioni. Ad Errore è richiesto nei fatti di coprire un ruolo di coordinamento, di stimolo e anche di controllo tra tutte le parti in causa: imprese, banche, Istituto commercio con gli esteri e con lo stesso Governo. Perché effettivamente la sfida è proprio qui: fare in modo che gli sforzi finanziari che il Governo ha messo in campo in questi giorni diano rapidamente i risultati attesi.

Non è una sfida da poco perché oggi tutto è eccezionale. Vale a dire che tutto è fuori prassi, che le procedure vanno varate, diminuendo al minimo la burocrazia, che le nuove disponibilità vanno bene comunicate, che il mondo delle imprese abbia la forza e la capacità di rimettersi subito in gioco, cogliendo la sfida per la ripartenza per quella che è: una questione vitale per il nostro sistema economico.

Errore si è subito calato nel ruolo, dimostrando di essere un uomo del fare. Significative le dichiarazioni rese in una intervista al Sole24Ore. Errore ha ribadito come l’export sia un “punto di forza” dell’economia italiana e si è detto convinto che questo settore “possa riattivarsi già entro fine anno”. Il che è al contempo un obiettivo unito ad un messaggio di speranza. Il Presidente di Sace non ha mancato tuttavia di sottolineare gli aspetti di complessità e di difficoltà che questa fase di rilancio implica.  Per ridare fiducia e slancio ai mercati – ha detto Errore – occorre lavorare da subito “al riposizionamento del brand Italia nel mondo attraverso il tavolo ad hoc, costituito con il ministero degli Affari esteri e con l’Ice, puntando a misure specifiche di marketing istituzionale ma anche a iniziative eccezionali”.

L’export, afferma Errore, è un settore chiave dal quale occorre senza esitazioni ripartire. “Prima dello scoppio dell’emergenza, – ha detto Errore – ci aspettavamo un tasso di crescita dell’export del 2,8 per cento nel 2030, ma è una stima che al momento non siamo in grado di confermare. Valuteremo i parametri economico-finanziari del secondo e terzo trimestre per capire se riusciremo a ripartire nel 2021”. Chiaro anche il suo messaggio sulla ripresa “dipenderà dalla riapertura dei mercati internazionali: man mano che si riavvieranno, dopo aver risolto la fase più acuta dell’epidemia da Covid-19, l’export italiano potrebbe avere una ripartenza. Ciò potrebbe quindi avvenire verso fine anno nei mercati aperti alla commercializzazione dei prodotti o all’allocazione di iniziative produttive. E, a quel punto, il 2021 avrebbe una buona velocità di riavvio che può consentire anche un rimbalzo significativo”.

Nell’intervista al Sole24Ore Rodolfo Errore ha anche spiegato in che modo Sace potrà contribuire alla ripartenza. “Con Cassa depositi e prestiti, che si conferma una fucina a supporto del Paese, abbiamo messo in piedi una serie di misure e, come Sace, abbiamo previsto 4 miliardi in più per l’export e l’internazionalizzazione: 1,5 miliardi di garanzie per facilitare l’erogazione di finanziamenti bancari a supporto del circolante; 2 miliardi di coperture assicurative per aiutare le imprese a penetrare nuovi mercati; e, infine, 500 milioni per dare slancio all’export in aree a elevato potenziale di domanda per il made in Italy”.

Il decreto Cura Italia prevede che Sace supporti in questa fase anche l’import. “È una misura specifica – ha detto il Presidente – che consente di garantire l’import per aiutare le Regioni che vogliono acquistare beni necessari per affrontare l’emergenza sanitaria. È una leggera virata dalla nostra tradizionale missione di supporto all’export in modo da fluidificare il rapporto tra la controparte pubblica, che normalmente ha tempi di pagamento molto lunghi, e un fornitore estero. Finora la risposta delle Regioni è stata buona, ma servono anche iniziative eccezionali per un periodo eccezionale”.

“Nel 2008 – conclude Errore – abbiamo avuto una crisi determinata dalla finanza, oggi invece la finanza può avere una sorta di riscatto perché la soluzione di questa emergenza passa necessariamente da meccanismi finanziari. E gli sforzi vanno dispiegati sia sulle micro-imprese, dalle partite Iva alle aziende a conduzione familiare, che hanno necessità di un “sussidio d’emergenza”, una tantum, per poter riaprire, sia sulle pmi e le mid corporate dove sarà necessaria una mappatura dei settori più colpiti per dar loro priorità di finanziamento affinché il calo delle vendite di questo trimestre non si trasformi in insolvenza”.

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