di Francesco Negri
Nuova tegola per Donald Trump: l’ex stratega capo della Casa Bianca Steve Bannon è stato arrestato insieme ad altri tre con l’accusa di aver frodato centinaia di migliaia di donatori che versavano danaro convinti di sostenere “al cento per cento” la campagna di raccolta fondi “Costruiamo il Muro”. I procuratori federali del Distretto Meridionale di New York sostengono che i quattro abbiano frodato i donatori trattenendo illegalmente parti ingenti dei 25 milioni di dollari raccolti per costruire quel muro tanto invocato da Trump lungo il confine meridionale degli Stati Uniti con il Messico. Un muro che è stato in qualche modo il simbolo della politica protezionistica e conservatrice tanto sbandierata dal presidente con lo slogan “America first”.
Stephen Bannon è un personaggio molto noto e molto vicino a Trump. Giornalista e comunicatore conservatore, Bannon ha un passato poliedrico che lo ha visto protagonista in diverse attività: dalla politica alle banche, dalla produzione cinematografica all’editoria. Il salto di popolarità lo ha però avuto soltanto quando con la sua Breitbart News ha cominciato a sostenere Trump garantendogli i favori dell’ultradestra populista statunitense, un merito che, dopo la vittoria elettorale di The Donald, lo ha aiutato fino a farlo diventare capo stratega della Casa Bianca, anche se solo per poco più di sei mesi. Forte di questo imprinting Stephen, che è stato anche Presidente della controversa Cambridge Analytica, è tornato sul mercato con le sue attività di consulenza ricominciando a scorrazzare in cerca di clienti anche in Europa dove populisti e conservatori di provenienze varie, in Italia soprattutto i leghisti, lo hanno fin qui trattato al pari dei grandi guru.
Ora dovrà vedersela con i giudici federali per questa frode milionaria portata a danno di migliaia di ingenui finanziatori della raccolta fondi denominata “We Build the Wall”. Con lui sotto accusa sono finiti Timothy Shea, un 49enne del Colorado accusato di fare il prestanome attraverso una società di comodo, Brian Kolfage, un veterano di guerra iracheno disabile che è quello che più di ogni altro in questa storia ci messo la faccia spendendosi pubblicamente per la raccolta dei soldi, e Andrew Badolato, un collaboratore diretto di Breitbart News.
La campagna, come abbiamo detto, apparentemente aveva lo scopo di raccogliere fondi per aiutare il presidente Trump a mantenere la promessa di costruire il tanto annunciato muro sul confine messicano. I procuratori sostengono invece che Bannon e i suoi complici hanno tratto illegalmente profitto dalle donazioni.”Gli imputati – ha dichiarato il procuratore distrettuale Audrey Strauss – hanno defraudato centinaia di migliaia di donatori, raccogliendo milioni di dollari per finanziare un muro al confine, con la falsa pretesa che tutto quel denaro sarebbe stato speso per la costruzione. Mentre assicuravano ripetutamente ai donatori che Brian Kolfage, il fondatore e volto pubblico di We Build the Wall, non sarebbe stato pagato un centesimo, gli imputati hanno segretamente tramato per trasferire centinaia di migliaia di dollari a Kolfage”.
La Casa Bianca fino ad ora si è rifiutata di commentare. E anche dal quartier generale di Bannon tutto tace. Forse sia Donald che lo stesso Steve stanno cercando un nuovo capo della comunicazione.
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