E’ attesa l’apertura del valico di Rafah, l’unico varco della Striscia non controllato da Israele, per il 20 ottobre in maniera tale da consentire il passaggio degli aiuti umanitari
di Carlo Longo
Diversi razzi e velivoli aerei hanno colpito la base aerea di Ain al-Asad, che ospita forze statunitensi e internazionali. L’esercito iracheno ha dichiarato di aver chiuso l’area intorno alla base e di aver avviato un’operazione di ricerca. Non è chiaro se l’attacco abbia causato vittime o danni. Ma a far crescere la paura di un’escalation in tutta la regione è anche un altro attacco contro altri due basi statunitensi in Siria. Lo fa sapere Politico, citando un dirigente americano a conoscenza dei fatti. Le forze statunitensi avrebbero intercettato un certo numero di droni diretti verso le loro posizioni in due basi: Al Tanf, vicino ai confini con l’Iraq e Conoco nella regione settentrionale di Deir al-Zor, secondo il dirigente statunitense.
Per il momento gli attacchi in Siria non sono stati rivendicati, a differenza di quelli iracheni. La Resistenza Islamica in Iraq, un gruppo di milizie appoggiate dall’Iran, ha promesso “ulteriori operazioni contro l’occupazione americana” e minacciato di attaccare le strutture degli Stati Uniti, ritenuti colpevoli di sostenere Israele. “I nostri missili, droni e forze speciali sono pronti a dirigere attacchi contro il nemico nelle sue basi e a distruggere i suoi interessi se interviene in questa battaglia”, ha detto Ahmad Abu Hussein al-Hamidawi, capo della milizia sciita irachena Kataib Hezbollah.
Proseguono, inoltre, i bombardamenti dell’esercito di Tel Aviv sulla Striscia di Gaza, allo stesso tempo razzi provenienti da Gaza e dal Libano piovono anche su Israele. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha fatto sapere che l’attacco via terra su Gaza comincerà presto. “Ora vedete Gaza da lontano, presto la vedrete dall’interno. L’ordine arriverà», ha detto. Oltre ai bombardamenti aerei l’esercito israeliano sta compiendo alcuni blitz nel tentativo di ritrovare i cittadini presi in ostaggio da Hamas. Secondo i dati diffusi da Tel Aviv gli ostaggi sarebbero 203.
L’Idf ha comunicato di aver ucciso diversi esponenti di spicco di Hamas. Tra questi ci sarebbe Rafat Harb Hussein Abu Hilal, capo dei “Comitati di resistenza popolare”, una delle fazioni armate che fiancheggiano l’organizzazione terroristica palestinese.
In mattinata le autorità palestinesi hanno rilasciato un nuovo aggiornamento sul bilancio della guerra: sono almeno 3.785 i morti e 12.493 i feriti registrati dal 7 ottobre a oggi. E’ attesa l’apertura del valico di Rafah, l’unico varco della Striscia non controllato da Israele, per il 20 ottobre in maniera tale da consentire il passaggio degli aiuti umanitari. Il presidente americano Joe Biden ha annunciato di aver ottenuto dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sissi l’autorizzazione a “far passare fino a 20 camion”, un numero giudicato del tutto irrisorio dall’Oms. Il responsabile della Mezzaluna Rossa egiziana Khaled Zeid ha riferito che “centinaia di tonnellate” di aiuti medici “sono pronti a entrare nella Striscia di Gaza”, ma ancora non è chiaro quanto si allargheranno le maglie dei controlli di frontiera. Ma Martin Griffiths – sottosegretario generale per gli affari umanitari e coordinatore degli aiuti di emergenza dell’Onu – ha auspicato che tali aiuti siano “sicuri e consistenti”, nell’ordine di 100 camion al giorno. L’ l’Organizzazione mondiale della Sanità ritiene che gli aiuti umanitari devono entrare a Gaza “ogni giorno per soddisfare i bisogni della popolazione”. Il capo dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha inoltre esortato Israele a consentire anche l’ingresso di carburante nella Striscia di Gaza. “Accogliamo con favore l’annuncio fatto ieri da Israele che non bloccherà l’ingresso di acqua, cibo e medicinali dall’Egitto a Gaza ma c’è anche bisogno di carburante per i generatori degli ospedali, le ambulanze e gli impianti di desalinizzazione”, ha affermato.
Dal punto di vista diplomatico dopo la visita di Joe Biden in Israele, oggi tocca al premier britannico Rishi Sunak, che ha dichiarato: «Voi avete combattuto 80 anni fa i nazisti,ora dobbiamo combattere insieme Hamas che è il nuovo nazismo».
Intanto le ambasciate di Usa e Regno Unito hanno invitato i propri cittadini a lasciare il Libano, stante l’escalation di violenza che si sta registrando al confine tra Libano e Israele. “Raccomandiamo ai cittadini statunitensi in Libano di preparare piani per partire il prima possibile finché sono ancora disponibili opzioni commerciali”, ha scritto in un comunicato l’ambasciata statunitense in “Se siete attualmente in Libano, vi invitiamo a partire adesso mentre restano disponibili opzioni commerciali. I cittadini britannici dovrebbero prestare attenzione ed evitare le aree in cui potrebbero svolgersi manifestazioni”. Anche il ministero degli Esteri tedesco ha esortato i connazionali a lasciare il Libano.