Caso Regeni. Gli imputati, quattro  agenti della Sicurezza Nazionale egiziana. Nella lista dei testimoni anche l’ex premier  Renzi, i capi dell’intelligence italiano, l’ex ministro degli Esteri Gentiloni. Richiesta di convocazione anche per il presidente Al Sisi. La Presidenza del Consiglio si é costituita parte civile

di Velia Iacovino

E’ fissata per domani a Roma l’udienza del processo in Corte d’Assise nei confronti dei quattro imputati, agenti della Sicurezza Nazionale egiziana, il generale Tariq Sabir, i colonnelli Athar Kamal e Uhsam Helmi e il maggiore Magdi Ibrahim Abdel Sharif, accusati di aver sequestrato, torturato e ucciso nel 2016 Giulio Regeni, giovane ricercatore italiano. Nel procedimento potrebbe essere chiamati in qualità di testimoni l’allora premier Matteo Renzi,  l’allora ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, e anche Elisabetta Belloni, che all’epoca che era segretario generale della Farnesina, Marco Minniti, ex responsabile della autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, i vertici dell’intelligence e anche l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi. E’ stata inoltre depositata la richiesta di convocazione per l’attuale presidente egiziano  Abdel Fattah al-Sisi.  Le accuse per gli imputati vanno dal concorso in lesioni personali aggravate, all’ omicidio aggravato e al sequestro di persona aggravato.

Il rinvio a giudizio a carico dei quattro egiziani è stato possibile dopo il pronunciamento della Consulta che in una sentenza depositata lo scorso ottobre, ha dichiarato “non accettabile, per diritto costituzionale interno, europeo e internazionale, la paralisi sine die del processo per i delitti di tortura commessi da agenti pubblici, quale deriverebbe dall’impossibilità di notificare personalmente all’imputato gli atti di avvio del processo a causa della mancata cooperazione dello Stato di appartenenza”, decretando l’illegittimitá dell’art. 420 bis, comma 3 del codice di procedura penale. Nel processo si è costituita parte civile la Presidenza del Consiglio che ha sollecitato, in caso di condanna degli imputati, un risarcimento di 2 milioni di euro. Nell’atto di costituzione di parte civile l’Avvocatura dello Stato scrive che si è in presenza di “un orrendo crimine” che “ha colpito profondamente la comunità nazionale, per le incomprensibili motivazioni e per le crudeli modalità di esecuzione”.

 

(Associated Medias) Tutti i diritti sono riservati