Questa mossa è parte di un più ampio piano di privatizzazioni del governo che mira a raccogliere 20 miliardi di euro entro il 2026

di Mario Tosetti

 L’idea di una possibile alienazione di parte di ENI sembra aver aperto la strada a una serie di discussioni sulla possibile vendita di una quota di Poste Italiane variabile tra il 10% e il 20%. Secondo quanto riportato da vari media, questa operazione fa parte di un programma di privatizzazione da 20 miliardi di euro messo in atto dal Governo.

Il Tesoro mira a raccogliere circa 5 miliardi di euro attraverso varie operazioni di privatizzazione fino al 2026, comprese le opzioni riguardanti ENI e MPS. Relativamente a Poste Italiane, la Repubblica suggerisce che la vendita di una quota sostanziale sarebbe l’azione più naturale e prevedibile, considerando che si tratta dell’ultima grande azienda precedentemente controllata dallo Stato e di cui Cdp e il Tesoro detengono ancora il 64,3% delle azioni. L’operazione di vendita potrebbe avvenire attraverso un collocamento accelerato, simile a quanto avvenuto recentemente per il 25% di MPS.

Nei termini attuali, la vendita di questa quota potrebbe procurare al Tesoro un incasso compreso tra 1,32 e 2,64 miliardi di euro. Tuttavia, sembra improbabile che tale operazione avvenga prima del 20 marzo. In questa data, insieme ai risultati del 2023, l’amministratore delegato Matteo Del Fante presenterà il nuovo piano industriale pluriennale, che segnerà la trasformazione di Poste Italiane da servizio di recapito a operatore di logistica globale.

In questo scenario, dovrebbe essere firmato anche il nuovo contratto per i 120.000 dipendenti della società. Con il pianificato cambiamento strategico, Poste Italiane avrà maggiori possibilità di stimolare la sua redditività futura e, secondo Repubblica, sarà più facile attrarre nuovi investitori al suo capitale sociale.

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