Aldo D’Agostino e Anna Nardi, due imprenditori italiani, hanno richiesto alla Corte di Giustizia Europea un risarcimento dal presidente della BCE, Christine Lagarde, per la perdita dei loro risparmi dovuta, a loro parere, a una sciagurata dichiarazione di Lagarde nel marzo 2020

di Carlo Longo

Due imprenditori italiani, Aldo D’Agostino e Anna Nardi, hanno citato in giudizio Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea (BCE). I due hanno chiesto un risarcimento di 2,8 milioni di euro e 2,03 milioni di euro rispettivamente per le perdite subite a causa di una dichiarazione di Lagarde rilasciata nel marzo 2020.

I due imprenditori lamentano il danno subito a seguito dell’acquisto di un titolo ad altissimo rischio finanziario, SI FTSE.COPERP, nel marzo 2020. Si trattava di un titolo che, per contratto, poteva moltiplicare per sette sia i guadagni che le perdite giornaliere, e che nel caso di perdite superiori a un certo limite, avrebbe quasi azzerato il valore del capitale investito. Purtroppo, questo è esattamente ciò che è accaduto il 12 marzo 2020, il giorno in cui Lagarde ha annunciato un deciso distacco dalle politiche del suo predecessore Mario Draghi, sostenendo che “non siamo qui per ridurre gli spread, non è funzione della BCE”. Tale dichiarazione, che i due imprenditori ritengono responsabile del crollo finanziario, ha provocato una flessione generale dei mercati azionari in tutta l’Europa e, in particolare, una perdita del -16,92% per il mercato italiano.

I ricorsi sono stati dapprima inviati direttamente alla BCE, che però ha respinto le richieste affermando che il crollo dei loro investimenti era dovuto all’insorgere della pandemia di Covid-19 e non alle dichiarazioni di Lagarde. D’Agostino e Nardi, però, non si sono fermati si sono rivolti alla Corte di Giustizia Europea. Tuttavia, a luglio, il tribunale ha respinto entrambi i ricorsi sostenendo che non erano sufficientemente motivati.

Nei loro ricorsi, gli imprenditori affermavano l’illegittimità delle dichiarazioni di Lagarde in base allo statuto della BCE, sostenendo che qualunque variazione della politica monetaria avrebbe dovuto essere ratificata dal consiglio della BCE, che invece non si era riunito. A tale obiezione, il tribunale ha risposto mettendo in dubbio la validità del loro diritto soggettivo di citare in giudizio. Ha inoltre rilevato che il calo dei titoli azionari in Italia era più probabilmente dovuto alla pandemia piuttosto che alle dichiarazioni di Lagarde.

Nonostante la decisione avversa in primo grado, i due imprenditori hanno fatto appello al secondo grado depositando nuove prove presso il tribunale europeo. Tra le nuove prove aggiunte, c’è anche una dichiarazione rilasciata alla stampa nel 2020 dall’attuale premier italiano, Giorgia Meloni. A novembre, il tribunale ha deciso che il ricorso era ammissibile e sarà nuovamente preso in considerazione.

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