Sembra ormai imminente l’attacco via terra di Israele mentre si attende ancora l’apertura del valico di Rafah e l’arrivo degli annunciati  aiuti umanitari

di Mario Tosetti

Hamas ha rilasciato due ostaggi, cittadini americani, per motivi umanitari. Lo riportano i media israeliani secondo cui un portavoce delle brigate Qassam, l’ala militare di Hamas, ha detto di aver liberato una madre e una figlia “per dimostrare al popolo americano quanto siano errate le affermazioni di Biden e della sua amministrazione fascista”, accusata di supportare Israele.

I due ostaggi liberati sono Yehudit Raanan, di 59 anni, e la figlia Natalie Raanan, 18 anni, con passaporto statunitense e israeliano, che erano partite da Chicago per celebrare la festa ebraica del Sukkot con la famiglia. “I due ostaggi americani sono al momento in una base militare israeliana nel centro del Paese. Sono state accolte al confine con la Striscia di Gaza ed ora sono attese nella base militare dai loro congiunti”, lo conferma una nota diffusa da Israele. Le due donne erano state rapite da Hamas il giorno in cui è iniziato il conflitto, specifica la nota, che aggiunge “il governo e l’esercito continueranno ad agire al meglio delle loro capacità per recuperare tutti i dispersi e riportare a casa gli ostaggi”. Secondo i vertici dell’esercito israeliano, sono 203 gli ostaggi nelle mani di Hamas, per la maggior parte considerati ancora vivi.

A quasi due settimane dall’attacco di Hamas appare ormai sempre più imminente l’offensiva via terra che l’esercito di Tel Aviv si prepara da giorni a sferrare contro la Striscia di Gaza. “La decisione di lanciare l’operazione di terra nella Striscia di Gaza è stata presa”, ha dichiarato il diplomatico Ben Zvi, ambasciatore israeliano a Mosca,  all’agenzia russa Tass. “Questo perché – ha precisato – la decisione è legata all’adempimento dei nostri compiti, di cui abbiamo già parlato. Distruggeremo le organizzazioni terroristiche di Hamas e libereremo gli ostaggi. Questo non può essere fatto senza un’operazione di terra”.

Ora è il ministro della Difesa di Israele Yoav Gallant a offrire qualche dettaglio in più sulla strategia con cui lo Stato ebraico intende eliminare Hamas e liberare gli ostaggi. Gallant ha rivelato che l’attacco su Gaza si svolgerà in tre fasi. La prima è una campagna militare con attacchi aerei e una successiva manovra via terra con l’obiettivo di “danneggiare le infrastrutture e distruggere Hamas”. La seconda è una fase in cui si prevede che i combattimenti si susseguano con minore intensità e le truppe israeliane, precisa Gallant, lavoreranno per “eliminare le sacche di resistenza”. Il terzo passo, infine, sarà la “creazione di un nuovo regime di sicurezza nella Striscia di Gaza, con la rimozione della responsabilità di Israele e «a creazione di una nuova realtà di sicurezza per i cittadini di Israele e residenti della zona”.

Nel frattempo si continua ad attendere l’apertura del valico di Rafah, l’unico varco per la Striscia di Gaza non controllato da Israele, attualmente chiuso nonostante l’apertura annunciata ieri per consentire il passaggio degli aiuti umanitari verso il territorio palestinese. Intanto, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres è arrivato al valico in Egitto per preparare l’ingresso degli aiuti a Gaza. “Vediamo quali saranno i tempi”, ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani atterrato a  Tunisi. “Serve un accordo tra israeliani ed egiziani per far arrivare gli aiuti umanitari, ci sono problemi organizzativi e io mi auguro che tutti insieme si possa lavorare per far uscire anche i nostri 12-15 italiani che sono nella Striscia di Gaza. Potrebbero passare attraverso il valico di Rafah insieme ad altri occidentali e far contemporaneamente arrivare alla popolazione civile gli aiuti umanitari”, ha aggiunto.

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