L’intesa è stata votata a maggioranza e accolta col plauso dell’esecutivo italiano. “E’ passata la nostra linea, l’emendamento tedesco è stato ritirato”, ha rivendicato la premier Giorgia Meloni

di Emilia Morelli

L’Ue ha raggiunto un accordo sui migranti, l’intesa è stata approvata a maggioranza con il voto contrario solo di Polonia e Ungheria e l’astensione di

Austria, Cechia e Slovacchia. L’Italia ha votato favorevolmente, nonostante il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi avesse, in maniera eloquente, abbandonato l’ultimo vertice senza neppure aspettare che l’incontro con gli omologhi europei terminasse. La svolta nell’iter di approvazione è arrivata dopo che la Germania ha accettato di tornare al testo formulato a luglio e rinunciare all’emendamento proposto che riguardava l’esclusione dei salvataggi delle ong dalle situazioni di strumentalizzazione dalla migrazione.

L’intesa è stata accolta con il plauso delle delegazioni diplomatiche in quanto, di fatto, attribuisce un ruolo specifico del Consiglio nelle imminenti trattative con il Parlamento europeo. “Accolgo con favore l’intesa politica raggiunta dagli Stati membri sul regolamento sulle crisi  È un vera svolta, che permette di avanzare nei negoziati con il Parlamento Ue e il Consiglio. Uniti possiamo portare a compimento il Patto sulla migrazione prima della fine della legislatura”, ha scritto in un post su X la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. 

L’accordo è stato salutato con favore anche dall’esecutivo italiano.  “E’ passata la nostra linea, l’emendamento tedesco è stato ritirato”, ha sottolineato Meloni, cavalcando un esito niente affatto scontato. “Avanti verso il superamento del regolamento di Dublino”, ha affermato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che ha continuato: “l’accordo di oggi conferma la volontà dei Paesi europei di dare una risposta concreta all’emergenza migratoria e soprattutto testimonia il grande lavoro fatto dal nostro Governo per riportare al centro nella agenda europea il tema migrazione”. Per il ministro degli Esteri e Vicepremier Antonio Tajani l’intesa “è un successo per l’Italia, frutto di un grande lavoro diplomatico. I nostri partner hanno compreso le nostre istanze. In caso di grandi crisi migratorie tutti gli Stati membri dovranno fare la loro parte”.

A ben vedere, però, la situazione sostanziale dell’Italia non cambia. L’accordo non accenna alla solidarietà europea, che può essere manifestata anche dietro un contributo economico e non di accoglienza, nessuna revisione degli accordi di Dublino, che quindi mantengono l’Italia tra i Paesi di primo approdo ai quali spettano le procedure di identificazione e richiesta d’asilo, ma solo maglie più larghe sulla possibilità di raggiungere accordi con i Paesi d’origine e di transito per effettuare rimpatri. Operazione a dir poco complicata, considerato tra l’altro che l’unica intesa raggiunta dall’esecutivo ad oggi è quella rivelatasi infruttuosa con la Tunisia del dittatore Kais Saied.

Nonostante il compromesso e la rimozione dall’accordo dell’emendamento promosso dalla Germania affermazioni positive pervengono anche da Berlino. La ministra degli Esteri tedesca ha Annalena Baerbock ha affermato: “Abbiamo lottato duramente e con successo a Bruxelles per garantire che gli standard umanitari minimi non venissero indeboliti”. In effetti, era per i timori che le regole durante le emergenze potessero allentare l’attenzione ai diritti umani che la Germania aveva posto il suo veto sull’accordo fino alla settimana scorsa. Per il cancelliere tedesco Olaf Scholz “l’accordo sul regolamento della crisi come parte della riforma europea dell’asilo è una buona notizia. La riforma limiterà efficacemente l’immigrazione irregolare in Europa e allegerirà l’onere di Paesi come la Germania. Una svolta storica”.

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