I negoziati di pace hanno condotto al cessate il fuoco. Il portavoce del Cremlino Peskov ha assicurato che ci sono le condizioni per una pace duratura ma in poco più di un giorno hanno già perso la vita 200 persone e 400 sono rimaste ferite

di Corinna Pindaro

Una guerra durata poco più di 24 ore quella nel conteso territorio del Nagorno-Karabakh dove vive una minoranza arena cristiana che chiede l’indipendenza. I negoziati di pace, che si sono tenuti nella città azera di Yevlakh hanno condotto ad un cessate il fuoco. A fare da mediatrice c’è la delegazione russa, quella di Baku e quella armena. L’accordo di tregua è stato annunciato dal primo ministro armeno Nikol Pshinian che ha aggiunto: “adesso possiamo accogliere 40 mila famiglie”. Per il momento comunque le sorti del conflitto appaiono ancora incerte e Baku ha rigettato le accuse di quanti sostengono che l’Azerbaigian avrebbe già violato l’accordo.

A breve è previsto un secondo mandato di negoziati, una possibile soluzione avanzata dalle parti è l’estensione del mandato della missione in Ue in Armenia all’interno del territorio conteso. A tal proposito sembrerebbe che l’Armenia avrebbe chiesto ai partner europei di intercedere affinchè Baku accetti l’ingresso degli osservatori Ue come “garanzia di sicurezza contro la violazione dei diritti nei confronti delle popolazioni armene rimaste nella regione”.

Convinto che il tutto si chiuderà con un accordo di pace appare il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov che ha parlado di ”condizioni sostenibili per un cessate il fuoco duraturo” e anche ”per il ritorno degli sfollati nei loro luoghi di residenza”. I soldati russi dispiegati nell’area, circa 2000, hanno “portato in sicurezza dalle aree più pericolose” circa 5.000 armeni del Karabakh.

Intanto il bilancio di poco più di 24 ore di conflitto conta 200 persone morte nei bombardamenti e oltre 400 feriti. Tra i morti ci sono 10 civili, tra cui 5 bambini.Parlando davanti al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra, l’ambasciatore armeno Andranik Hovhannisyan ha messo in guardia  la comunità internazionale sottolineando che l’Azerbaigian in queste ore sta attuando una “pulizia etnica” e commettendo un “crimine contro l’umanità” nel momento in cui, qualche giorno fa dopo almeno 200 vittime, anche civili, ha ripreso il controllo della regione separatista del Nagorno-Karabakh.

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