Nonostante le polemiche intorno il modo in cui Gratteri interpreta la figura del procuratore i suoi sostenitori lo hanno scelto per la profonda esperienza maturata in ambito di lotta alla criminalità organizzata. Ha potuto contare sui voti favorevoli dei magistrati del centrodestra e del M5s ma non di quelli laici e togati dell’area di centrosinistra

di Corinna Pindaro

Nominato dal Csm con 19 voti favorevoli su 33 Nicola Gratteri, 65 anni, è il nuovo procuratore capo di Napoli. La procura più grande d’Italia era rimasta scoperta da quasi un anno e mezzo, da quando Giovanni Melillo aveva lasciato il suo incarico per assumere quello di capo della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.

La nomina del magistrato calabrese, attualmente a Catanzaro, sembrava fosse ostacolata da alcune correnti del Csm. Nel corso della riunione della Quinta commissione direttiva aveva ottenuto la maggioranza dei voti ma alla votazione finale Gratteri ha potuto contare solo sui voti dei componenti dell’area del Centrodestra e del M5s e non di quello dei membri togati e laici del centrosinistra. Nel dettaglio, a favore del procuratore reggino hanno votato il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli (in quota Lega) il Pg della Cassazione Luigi Salvato, i laici di centro-destra, il laico di Italia viva Ernesto Carbone, il laico del M5s Michele Papa, i consiglieri di Magistratura Indipendente, l’indipendente Andrea Mirenda e il togato di Unicost, Antonino Laganà. Il resto di Unicost – corrente di centro – ha sostenuto invece Giuseppe Amato, procuratore di Bologna. Per Amato si sono espressi anche la presidente della Cassazione Margherita Cassano e il consigliere indipendente Roberto Fontana. Per Rosa Volpe – procuratrice aggiunta di Napoli e per un anno “reggente” dell’ufficio giudiziario – sono arrivati i voti del gruppo di Area, Mimma Miele (Magistratura democratica) e il laico del Pd Roberto Romboli.

Nel corso della sua carriera Gratteri ha promosso una dura lotta contro la ‘ndrangheta ed è sotto scorta dal 1989. E’ divenuto “famoso” perchè con la sua prima indagine ha  provocato le dimissioni dell’assessore alla Forestazione e fatto cadere la Giunta regionale calabrese. Da sostituto procuratore a Locri, negli anni ’90, si è occupato di scottanti inchieste sui legami tra ‘ndrangheta, politica, massoneria e sul traffico di droga e armi. Nel 1993, è sfuggito a tre attentati organizzati nel giro di tre settimane mentre un altro è stato sventato nel 2005 quando il Ros di Gioia Tauro ha scoperto un arsenale di armi che probabilmente destinato ad un altro attentato contro di lui.

Nel 2009 è nominato procuratore aggiunto a Reggio Calabria. Nel giugno 2013 l’allora premier Enrico Letta lo nomina componente del corpo di esperti per l’elaborazione di proposte in tema di lotta alla criminalità organizzata. Nel febbraio 2014 il governo Renzi lo indica come ministro della Giustizia, ma alla fine la spunta Andrea Orlando, forse a seguito di una mai smentita opposizione dell’allora presidente Giorgio Napolitano. Il 27 febbraio 2014 Rosy Bindi, in qualità di presidente della Commissione parlamentare antimafia, lo ha nominato  consigliere della Commissione. Gratteri ha accettato l’incarico compatibilmente col suo ruolo in procura. Nell’agosto 2014 Renzi nomina il magistrato alla guida della commissione per l’elaborazione di proposte normative in tema di lotta alle mafie.

L’anno scorso Gratteri non è riuscito a divenire procuratore nazionale Antimafia. In quell’occasione il magistrato reggino aveva commentato: “L’appoggio delle correnti è indispensabile, lo sapevo da prima, ma ho fatto la scelta di non iscrivermi. Io non frequento il Csm, non frequento i bar vicino al Csm, non frequento le cene e i pranzi del Csm. Questo ha inciso molto”.

Anche questa volta non sono mancate polemiche intorno al modo in cui Gratteri interpreta il ruolo di procuratore e ciò che probabilmente intenderà fare a Napoli ma è chiaro che i sostenitori di Gratteri lo hanno preferito, comunque, per la profonda esperienza nell’ambito del contrasto alla criminalità organizzata, nella sua dimensione nazionale ma anche internazionale. Le indagini da lui guidate hanno condotto alla cattura di circa 140 latitanti, alcuni inseriti nella lista dei 30 più pericolosi.

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