In occasione del Comitato governativo Italia-Cina il ministro degli Esteri ha incontrato in Cina il suo omologo Wang Yi. Si è parlato dei due Paesi come quelli idonei a fungere da ponte tra Occidente ed Oriente e di intensificare gli scambi commerciali, soprattuto per quanto riguarda l’export dall’Italia

di Carlo Longo

Con la Cina “apriamo oggi una nuova stagione per la nostra cooperazione rafforzata”, lo ha fatto sapere il ministro degli Esteri Antonio Tajani al termine della XI sessione del Comitato governativo Italia-Cina con il suo omologo cinese Wang Yi. Per l’Italia quindi i rapporti con la Cina vanno salvaguardati e arricchiti, nonostante la Cina non abbia mai condannato la Russia per l’invasione dell’Ucraina, nonostante con l’allargamento dei Brics si stia delineando un nuovo ordine mondiale che vede la Cina e i suoi alleati sempre più distanti e contrapposti alla Nato. “Anche nel contesto dell’Unione europea, l’Italia è sostenitrice del dialogo con Pechino, come pure di un confronto franco e aperto su principi e valori”, ci ha tenuto a sottolineare il capo della Farnesina.

Del resto sono stati gli stessi Usa a fare comprendere che è impensabile uno scontro diretto tra le due potenze mondiali e l’Italia sembra adeguarsi alla stessa linea. Anzi, di Italia e Cina si è parlato come di due Paesi idonei a divenire un  “ponte tra Oriente e Occidente”.

Evidentemente un punto di incontro tra i due Paesi sono gli scambi commerciali. che nel 2022 ha superato i 77 miliardi di dollari, facendo registrare un +5,3%. Il problema, almeno dal punto di vista di Roma, è che questo interscambio è caratterizzato da un export cinese dominante rispetto a quello italiano. Pechino vende nel nostro Paese merci per un valore di 50,8 miliardi di dollari (+16,7%), mentre quelle che dall’Italia arrivano in Cina hanno toccato i 27 miliardi, in calo dell’11%. “Registro con soddisfazione i progressi nell’apertura del mercato cinese ai prodotti di eccellenza del settore agroalimentare italiano, che spero possa vedere presto ulteriori avanzamenti a favore dei prodotti, come mele, carni e farine, che sono stati oggetto di negoziato dei tavoli di lavoro”, ha precisato il Vicepremier. Sotto l’aspetto dell’internazionalizzazione delle imprese italiane, invece Tajani ha sottolineato che “la Cina rappresenta un partner di grandissima rilevanza, con cui le prospettive di collaborare sono di assoluto rilievo e con cui sarà importante lavorare concretamente per creare sempre migliori condizioni di accesso al mercato per i nostri imprenditori e investitori”.

La Via della Seta è   “una pagina di cooperazione piuttosto brillante. I motivi di fondo sono che le due parti hanno persistito nel partenariato strategico globale, hanno condiviso le responsabilità come due grandi depositari di civiltà. I due Paesi hanno saputo tradurre le aspettative in azioni concrete”, ha commentato degli Esteri cinese Wang Yi.

A suggellare i rapporti una serie di visite istituzionali. “Prima della fine dell’anno sarà qui in Cina il ministro della Ricerca e Università Anna Maria Bernini, come nelle prossime settimane il ministro del Turismo Santanché. Poi naturalmente ci sarà il presidente del Consiglio e il prossimo anno il presidente Mattarella, a suggellare questa forte amicizia e collaborazione su temi concreti”, ha anticipato Tajani.

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