La riforma della Giustizia immaginata dal Guardasigilli, Carlo Nordio, andrà a toccare vari temi: la depenalizzazione del reato di abuso d’uffiicio, l’imposizione di divieti ai giornalisti in tema di intercettazione, margini più stretti entro cui è possibile disporre la misura di custodia cautelare in carcere

di Emilia Morelli

“Spero che l’approvazione della riforma avvenga nel più breve tempo possibile. Mi auguro che l’opposizione sia fatta in termini razionali e non emotivi. Il Parlamento deve essere disposto ad ascoltare. Il mio auspicio è che si argomenti con le ragioni del cervello”, è con queste parole che il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha presentato il nuovo ddl sulla riforma della Giustizia approvato dal Cdm. Tra le principali novità vi è la depenalizzazione dell’abuso d’ufficio, l’estensione dei divieti per i giornalisti in tema di intercettazione, margini più stringenti intorno al tema della misura di custodia cautelare in carcere”.

Il reato di abuso d’ufficio viene cancellato dal sistema, il dato da cui si parte è che l’anno scorso sono stati archiviati 3.536 dei 3.938 fascicoli aperti nel 2022. L’ambito di applicazione viene limitato ai casi più gravi, tra i quali certamente nn è riconducibile la millanteria. Nella riforma di Nordio sparisce, poi, la facoltà di appello del Pm per le sentenze di assoluzione che riguardano reati di “contenuta gravità”, mentre potranno essere impugnate solo le assoluzioni che riguardano i reati più gravi. Si tratta della stessa soluzione bocciata dalla Corte Costituzionale e contenuta nella cosiddetta Rifforma Pecorella.

La riforma interviene sul tema delle intercettazioni, secondo Nordio “si sono raggiunti livelli di imbarbarimento”. Secondo la disciplina contenuta nel nuovo Ddl igiornalisti potranno pubblicare solo le intercettazioni il cui contenuto sia “riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento”. “Non si tratta di un bavaglio alla stampa”, ha tenuto a sottolineare Nordio mentre ha aggiunto che pm e  giudici dovranno stralciare dai brogliacci e dai loro provvedimenti i riferimenti alle persone terze estranee alle indagini.

Ad essere riformata sarà, inoltre, la disciplina della custodia cautelare in carcere. In luogo di un giudice monocratico potrà essere disposta solo da un collegio di tre giudici che, prima di pronunciarsi  dovranno interrogare l’indagato, tranne se ricorre il pericolo di fuga, di inquinamento delle prove o se si tratta di reati gravi commessi con l’uso di armi o con altri mezzi di violenza personale. La novità, comunque, dovrebbe entrare in vigore tra due anni a causa di carenze di personale nella magistratura.

Per tutti i reati, invece, è introdotta “la descrizione sommaria del fatto” che finora non è stata prevista. La disciplina precede che la notifica dovrà essere effettuata con modalità tali da proteggere gli indagati.

La riforma, infine, prevede l’assunzione nei ministeri di “altre 300 persone con modifiche previste per i dicasteri: per il ministero del Lavoro è previsto l’assorbimento di Anpal mentre per gli Interni abbiamo varato norme per rafforzare le capacità delle prefetture interessate dall’ emergenza alluvionale”. Lo ha riferito il ministro per la Pa Paolo Zangrillo che ha aggiunto, “la situazione ereditata è abbastanza critica: il blocco del turn over ha determinato una perdita di persone. Siamo passati così da una Pa con un’età media di 43 anni a ora che sfiora i 50 anni. Ma dobbiamo intervenire anche sui processi”.

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