Alla giornata dei consultazioni  con le opposizioni sulle riforme istituzionali i vari partiti sono arrivati al confronto con idee differenti. Sul tavolo in primo luogo l’introduzione del presidenzialismo: Ms5 e Pd contrari, aperture da Italia Viva e Azione

di Mario Tosetti

Al termine della giornata di consultazioni sulle riforme istituzionali con le opposizioni la premier Giorgia Meloni si è detta nel complesso soddisfatta. “E’ stato un dialogo aperto, franco e collaborativo che ci ha aiutato ad avere le idee più chiare. Continueremo con altri come la Conferenza Stato-Regioni, con i sindaci e all’esito del ragionamento, fermo restando l’impegno assunto con i cittadini in campagna elettorale, formuleremo la nostra proposta”, ha detto Meloni.

Sui temi in agenda dell’esecutivo i vari partiti sono arrivati al confronto con posizioni diversificate. Punto focale della discussione è stata la riforma sul presidenzialismo caldeggiata dall’esecutivo, pur non essendo ancora chiara l’eventuale modalità d’attuazione: se debba riguardare il presidente della Repubblica, sul modello francese, oppure il capo dell’esecutivo, come accade per le Regioni e i sindaci. Sull’eventuale introduzione del presidenzialismo il Pd si è detto contrario a qualsiasi forma di elezione diretta mentre è favorevole eventualmente ad un rafforzamento dei poteri del premier sul modello tedesco. Contrario anche il M5S sia all’ipotesi di un presidenzialismo sul modello statunitense che il semipresidenzialismo francese. Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, al contrario auspica fortemente ad eleggere “il sindaco d’Italia” e superare il bicameralismo perfetto. Per quanto riguarda i partiti di centrodestra le Lega ritiene prioritaria la proposta sull’autonomia, giò in discussione al Senato. “Per l’Italia il premierato potrebbe essere una soluzione, la vedo più gradita tra le forze politiche”, ha invece commentato Antonio Tajani contravvenendo al programma di FI che vorrebbe l’introduzione dell’elezione diretta del presidente della Repubblica.

“Il tema è che almeno da questo primo incontro non è arrivata una condivisione: siamo per soluzioni sensate e anche a un rafforzamento dei poteri del premier ma in un quadro equilibrato, che non mortifichi il modello parlamentare che è molto utile per l’inclusività e favorisce la soluzione dei conflitti. E ci sta molto a cuore la funzione del Presidente della Repubblica che è di garanzia e serve alla coesione nazionale, ha un ruolo chiave”, ha commentato Giuseppe Conte che ha aggiunto, “Abbiamo condiviso una diagnosi su alcune criticità, riconosciamo queste criticità a partire dal problema dell’instabilità degli esecutivi, è un problema che dovremo risolvere come quella garantire al parlamento, ma non è emersa una condivisione”. In ogni caso il leader pentastellato si è detto disponibile ad intraprendere un dialogo “in una commissione parlamentare costituita ad hoc, raccomandiamo questo percorso”.

Su quest’ultima proposta la premier ha mostrato apertura affermando: “Valuteremo anche la proposta che avete fatto sulla legge ad hoc relativa alla procedura delle riforme. Credo si possa dialogare su tutto purché non ci siano intenti dilatori”.

La neosegretaria del Pd Elly Schlein, invece, ha guardato la sostanza più che il metodo di discussione.  “Lo strumento del confronto saranno loro a stabilirlo. A noi più che lo strumento ci interessa la qualità e il perimetro del confronto. Se hanno già deciso come va a finire non è un vero confronto, sarebbe difficile discutere di riforme se loro continuassero ad andare dritti su alcune riforme come l’autonomia differenziata a cui noi siamo contrari”, ha detto la leader dei dem.

Al contrario Schlein ha fatto sapere di aver avanzato proposte differenti che riguardano la rappresentanza, la legge elettorale ed in generale il funzionamento della forma di governo.  “Abbiamo portato alcune nostre proposte che tengono insieme un rafforzamento della stabilità ma anche della rappresentanza. Per prima cosa dobbiamo cambiare questa legge elettorale, basta con i listini bloccati. E poi si può ragionare della sfiducia costruttiva (che eviterebbe crisi al buio) e si possono rafforzare gli istituti referendari e le leggi di iniziativa popolare, senza toccare la figura del presidente della Repubblica, garante super partes della Costituzione e dell’unità nazionale” ha affermato Schlein che comunque ha ricordato: “Diciamo no all’elezione diretta del presidente della Repubblica e del premier”.

Diversamente Carlo Calenda ha dato il suo appoggio “a collaborare per l’ovvia ragione che anche noi condividiamo l’esigenza di avere maggiore stabilità dei governi e l’esigenza di avere una maggiore efficienza dell’apparato complessivo”.

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