IlCdm ha approvato il Def, l’ossatura per la politica economica di governo che avrà valenza per il triennio 2024- 2026. Il Mef ha spiegato che il documento m tiene conto di un quadro economico-finanziario che, nonostante l’allentamento negli ultimi tempi degli effetti negativi derivanti dalla pandemia e dal caro energia, rimane incerto e rischioso a causa della guerra in Ucraina, di tensioni geopolitiche elevate, del rialzo dei tassi di interesse

di Corinna Pindaro

Il Consiglio dei ministri ha approvato il Documento di economia e finanza 2023, il primo dell’esecutivo Meloni. Nel corso dello stesso Consiglio dei ministri sono stati approvati anche altri provvedimenti: la legge sulle nuove sanzioni «in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici e il  disegno di legge capitali, che prevede una semplificazione delle norme per accedere alle quotazioni in borsa e alcune novità per le autorità di regolamentazione, per gli intermediari e l’educazione finanziaria.

Il Cdm ha, inoltre, approvato il Dpcm con il quale il governo esercita i poteri speciali in materia di asset strategici sulla vendita della raffineria Isab di Priolo al fondo Goi Energy. L’operazione verrà autorizzata con una serie di prescrizioni che consentiranno di tenere traccia delle forniture di petrolio, autorizzando del mantenimento dei livelli produttivi e occupazionali e alla garanzia degli investimenti sull’impianto e sul depuratore.

Su proposta del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci, il governo ha  deliberato lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale a seguito dell’eccezionale incremento dei flussi di persone migranti attraverso le rotte del Mediterraneo. Lo stato di emergenza, sostenuto da un primo finanziamento di cinque milioni di euro, avrà la durata di sei mesi.

Def

In relazione al Def, che ha valenza per il triennio 2024-2026, in una nota rilasciata dal Mef si legge: “nello scenario tendenziale a legislazione vigente, il Pil è previsto crescere dello 0,9 per cento nel 2023 (programmatico 1) ― dato rivisto al rialzo in confronto al Dpb di novembre, in cui la crescita del 2023 era fissata allo 0,6 per cento ― dell’1,4 per cento nel 2024 (programmatico 1,5) dell’1,3 per cento nel 2025 e dell’1,1 per cento nel 2026 (stesse percentuali nel programmatico). La stima per il 2024 viene pertanto rivista al ribasso (dall’1,9 %) in confronto allo scorso novembre. La proiezione per il 2025 è in linea con il Dpb, mentre la decelerazione prevista per il 2026 è dovuta a prassi metodologiche concordate a livello di Unione europea”. Nel Def è previsto un andamento discendente della pressione fiscale che dovrebbe  passare dal 43,3 nel 2023 al 42,7% entro il 2026. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha spiegato che con il Def “il Governo oggi ha tracciato la politica economica per i prossimi anni, una linea fatta di stabilità, credibilità e crescita. Rivediamo al rialzo con responsabilità le stime del Pil e proseguiamo il percorso di riduzione del debito pubblico. Sono le carte con le quali l’Italia si presenta in Europa”.

Ma non solo, nella nota del Mef si spiega inoltre che “a fronte di una stima di deficit tendenziale per l’anno in corso pari al 4,35% del Pil  il mantenimento dell’obiettivo di deficit esistente (4,5%) permetterà di introdurre, con un provvedimento di prossima attuazione, un taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi di oltre 3 miliardi a valere sull’anno in corso. Ciò sosterrà il potere d’acquisto delle famiglie e allo stesso tempo contribuirà alla moderazione della crescita salariale» contro «una pericolosa spirale salari-prezzi”.

Per quanto riguarda il rapporto debito/pil questo nel 2022 è stato pari al 144,4% e si è rivelato inferiore di 1,3 punti percentuali rispetto alle stime del Documento programmatico di bilancio di novembre. La diminuzione dovrebbe, nello scenario del Dpb, continuare a scendere nel 2023 al 142,1%, nel 2024 al 141,4, fino a raggiungere il 140,4% nel 2026. “Tuttavia non possono essere ignorati gli effetti di riduzione del rapporto debito /pil che si sarebbero potuti registrare se il super bonus non avesse auto gli impatti sui saldi di finanza pubblica che sono stati finora registrati”, si sottolinea nella nota sul Del.

Un passaggio anche sul Pnrr. Secondo il Mef “per rendere il nostro Paese più dinamico, innovativo e inclusivo non basta soltanto il Pnrr. È necessario investire anche per rafforzare la capacità produttiva nazionale e lavorare su un orizzonte temporale più esteso di quello del Piano e che consenta di creare condizioni adeguate a evitare nuove fiammate inflazionistiche. È questo un tema che deve essere affrontato non solo in Italia, ma anche in Europa”.

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