di Benedetta Ciavarro

Se a marzo dell’anno scorso il presidente del Coni Giovanni Malagò chiedeva lo stop immediato ai campionati sportivi per via dell’emergenza coronavirus, è lui in questo momento a trasmettere forti speranze per il futuro dell’intero settore sportivo.  In un’intervista rilasciata al Foglio, Malagò, che è anche membro CIO, si è proclamato finalmente ottimista per la ripartenza delle competizioni sportive, in Italia come nel resto del mondo. Sarà proprio la città italiana di Cortina a lanciare una nuova stagione sportiva facendo da sfondo ai Campionati mondiali di sci alpino a partire da lunedì 8 febbraio. “Io sono di natura ottimista – ha detto Malagò –  mi chiedo come si può non essere ottimisti sulle Olimpiadi di Tokyo se il presidente del CIO, Thomas Bach, dice che si faranno anche in pandemia, lo stesso dicono il primo ministro giapponese, il presidente del comitato organizzatore e i rappresentanti della comunità locale”?

Le gare che si svolgeranno a Cortina nelle prossime settimane non sono rilevanti solamente per gli atleti che vi parteciperanno. Sarà infatti un’ulteriore prova, dopo quella appena conclusa dei mondiali di pallamano in Egitto, per stabilire l’andamento della ripresa dello sport in un momento in cui la pandemia di coronavirus non è certamente un lontano ricordo. Svariati sono gli eventi sportivi che sono stati rinviati ai prossimi anni a causa del Covid-19, per prime le Olimpiadi di Tokyo, per le quali la decisione è stata annunciata pochi mesi prima nonostante il loro destino sembrasse da subito molto evidente.

Saranno proprio le Olimpiadi di Tokyo ad essere la prova finale di questo 2021. Una grande sfida che, se svolta positivamente, potrebbe simboleggiare un nuovo inizio per il mondo dello sport e la preziosità della buona organizzazione e del rispetto delle norme. Non è di certo solo il rinvio delle Olimpiadi ad aver preoccupato l’industria sportiva nell’ultimo anno, ma soprattutto le risposte che cercano per il loro futuro le oltre 65 mila società sportive e gli oltre un milione di operatori che lavorano nel settore in Italia.

Il dibattito intorno al mondo dello sport va molto oltre la decisione di riaprire o rimandare gli eventi e attività. La pandemia ha generato anche molte domande sul ruolo dello sport nella vita quotidiana, nella società e nell’educazione. Secondo Malagò, lo sport necessita di uno spazio superiore all’interno delle scuole, dove deve essere svolto con serietà e competenza, per poter riacquistare un ruolo maggiore in società. Il rischio nel sottovalutarlo, oltre alla potenziale perdita di una generazione di sportivi nelle competizioni internazionali, è molto più comune. La riduzione dell’attività sportiva ha effetti devastanti sulla salute fisica e mentale dei cittadini, e rischia di diventare un fenomeno sempre più diffuso in un momento in cui questi sono schiacciati da difficoltà lavorative ed economiche.

Il ruolo della politica sarà anche qui essenziale. Giovanni Malagò parla di un ‘Piano Marshall’ che porti riforme e investimenti per potenziare e valorizzare la cultura dello sport. “Il sistema – ha detto Malagò – non può reggersi sull’associazionismo dilettante: serve la scuola”. Ad oggi, i progetti esistenti potrebbero essere percossi dal governo in via di partenza, possibilmente in maniera positiva. Gli ultimi due anni sono stati contraddistinti da una divisione tra il governo e il Coni a causa di una riforma approvata dal primo governo Conte per la quale il Comitato era diventato troppo legato al governo e dunque alla politica. A causa di questa vicenda, l’Italia ha rischiato l’esclusione dalle Olimpiadi fino a pochi giorni fa, quando il Coni ha riacquistato un’indipendenza tale da non risultare fuori regolamento. La sfida per i prossimi mesi sarà dunque quella di promuovere ed elevare il nostro tessuto sportivo italiano, sia nelle sfide internazionali che nella vita di tutti i giorni.

Il Foglio ha interrogato il Presidente del Coni anche sul ministro dello sport uscente. Malagò ha risposto con sincerità “Spadafora? È stato onesto sin dall’inizio: aveva detto subito di non essere un esperto”.

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