di Baykar Sivazliyan*

Da domenica 27 settembre, stiamo assistendo ad un attacco sempre più violento delle forze armate azere, con carri armati, elicotteri e droni di ultima generazione, diretto verso gli insediamenti civili e i quartieri di Stepanakert, capoluogo del Nagorno Karabakh.

Consideriamo queste operazioni come una continuazione degli attacchi del territorio armeno avvenuti più di due mesi fa.  La politica aggressiva della Repubblica dell’Azerbaigian, sempre appoggiata dal governo turco con la propria presenza di consiglieri militari e da un mese rafforzata con il trasferimento dei terroristi dell’Isis dalla Siria all’ Azerbaigian, sta preparando il terreno per una definitiva destabilizzazione del Caucaso, zona da cui passano gasdotti e oleodotti piuttosto importanti per l’Europa.

La diplomazia azera ha rifiutato la richiesta armena di chiedere la presenza di osservatori OSCE sulla linea di contatto. I cittadini italiani di origine armena continuano a vedere in questa operazione premeditata il proseguimento in chiave moderna della politica nazionalistica turca, nata alla fine dell’Ottocento e portata al proprio culmine dal partito Unione e Progresso.

Tale politica è responsabile del Primo Genocidio del XX secolo perpetrato verso la totalità del popolo armeno, che allora costituiva la maggioranza nelle 7 regioni dell’Armenia Occidentale. Il Genocidio Armeno provocò un milione e mezzo di vittime innocenti fra il 1915 e 1922. Nel medesimo periodo altre minoranze come assiri, greci e cristiani orientali furono sacrificate per un disegno sciagurato che creò un crescente numero di profughi e sopravvissuti poco più che adolescenti.

Oggi, dopo più di un secolo, questi crimini ignorati per lungo tempo anche dal mondo Occidentale stanno rendendo l’autoritarismo liberticida erdoganiano una realtà ineludibile.  La morte di decine di innocenti cittadini e il ferimento di bambini e ragazzi viene usata per mantenere la stabilità interna dei due paesi, fra gli ultimi nella classifica mondiale di libertà, democrazia e di rispetto dei diritti umani.

A questa centralizzazione del potere, in modo particolare nella Repubblica dell’Azerbaigian ha corrisposto una forte restrizione delle libertà di espressione e del dissenso, sostenute dalla dinastia degli Aliyev. In qualità di cittadini italiani di origine armena siamo attoniti nel vedere la mancanza da parte europea di interventi diretti ed efficaci per fermare l’arroganza del Presidente Aliyev che, usando la questione del Nagorno Karabakh, sta opprimendo la propria opposizione interna.

Chiediamo al governo italiano un intervento diplomatico per contribuire a portare pace nella zona.  Chiediamo altresì alla stampa italiana di essere sempre vigile contro le notizie tendenziose e di parte espresse dalla parte azera e che non corrispondono alla realtà dei fatti. Gli oppositori di questo regime liberticida, attraverso le proprie agenzie e siti, danno notizie veritiere sulla ferocia del governo azero e questa stessa ferocia viene utilizzata anche nei confronti del mondo armeno e dell’Armenia. In qualità di popolo pacifico rifiutiamo ogni forma di violenza e chiediamo l’intervento e il coinvolgimento delle diplomazie per la salvaguardia della Pace e per la fratellanza dei popoli in una pacifica convivenza.

*Baykar Sivazliyan

Presidente dell’Unione degli Armeni d’Italia

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